La biodiversità è in pericolo, il biologico la chiave per invertire la rotta

L’Italia, cuore pulsante della biodiversità mediterranea, si trova di fronte a una crisi ecologica senza precedenti. Un milione di specie a rischio estinzione su scala globale e oltre l’80% degli habitat europei in cattivo stato di conservazione sono dati allarmanti che emergono dal primo Rapporto Annuale sulla Biodiversità in Italia del National Biodiversity Future Center (NBFC). Questo quadro desolante ci impone di riflettere sul nostro impatto sul pianeta e di agire con urgenza per proteggere ciò che resta.
Il valore inestimabile della biodiversità
L’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), la massima autorità scientifica in materia, lo ribadisce con forza: la biodiversità è la base su cui si fondano il benessere e la prosperità delle nostre comunità.
La sua perdita non è solo una questione ambientale, ma una delle crisi globali più gravi e urgenti da affrontare, con ripercussioni dirette sui servizi ecosistemici che garantiscono la nostra stessa sopravvivenza.
L’agricoltura biologica: una soluzione concreta
In occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, FederBio ha voluto sottolineare l’importanza di azioni concrete.
L’agricoltura biologica emerge come uno strumento fondamentale in questa battaglia: non utilizzando sostanze chimiche di sintesi e basandosi su pratiche ecologiche che preservano la fertilità del suolo e gli habitat naturali, il biologico contribuisce attivamente alla tutela della diversità biologica.
Numeri che parlano chiaro
Diversi studi confermano gli impatti positivi dell’agroecologia. Una meta-analisi condotta dall’istituto FiBL, che ha esaminato 528 pubblicazioni scientifiche, ha rivelato dati impressionanti:
- Aumento del 95% di piante, in particolare erbacee spontanee, nelle aziende agricole biologiche rispetto a quelle convenzionali.
- Crescita del 35% dell’avifauna.
- Aumento del 23% degli insetti impollinatori.
- Aumento del 61% di varietà di specie di semi dormienti nel suolo.
- Riduzione media del 28% delle emissioni di azoto e protezione di terreni e acque.
Un altro studio, “Study on the environmental impacts of achieving 25% organic land by 2030” di Nicolas Lampkin e Katrin Padel, evidenzia che raggiungere il 25% di suolo agricolo biologico entro il 2030, come previsto dalla Strategia Farm To Fork, porterebbe a:
- Eliminazione di 68 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
- Aumento della biodiversità del 30%.
- Drastica riduzione del 90-95% dell’uso di pesticidi di sintesi.
L’appello per la transizione agroecologica
Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, sottolinea come
“Cambiamento climatico, agricoltura intensiva, consumo di suolo e aumento delle specie esotiche invasive stanno mettendo a rischio gli habitat naturali e sono tra le cause principali del declino della biodiversità”.
L’agroecologia, con il biologico e il biodinamico come espressioni più avanzate, è cruciale per la salvaguardia dei nostri ecosistemi.
Le evidenze scientifiche, come quelle del Trial DOK dell’Istituto FiBL, che dal 1978 confronta sistemi di coltivazione biologici, biodinamici e convenzionali, dimostrano chiaramente che i terreni bio presentano una varietà vegetale da due a tre volte superiore rispetto ai sistemi convenzionali.
L’appello è chiaro: istituzioni, decisori politici, operatori del settore e cittadini devono spingere con forza verso la transizione agroecologica.
È l’unica via per coniugare sostenibilità, tutela degli habitat naturali, mitigazione climatica e valorizzazione dei servizi ecosistemici.
Cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per supportare questa transizione e contribuire a un futuro più sostenibile?